Un incrocio tra una malattia e una truffa
- Luigino Bruni
- 23 apr 2015
- Tempo di lettura: 2 min
"Un giorno, sdegnato di questo mercato che produce miliardi di utili ‘mangiando’ i poveri e i soli, decisi di non prendere più neanche un caffè nei locali che avevano slot e gratta-e-vinci."
L’azzardo – che non è un gioco ma un incrocio tra una malattia e una truffa – è una foto molto chiara del declino dell’Italia. Oltre 90 miliardi l’anno vengono buttati via nell’azzardo, che oltre a rovinare centinaia di migliaia di famiglie sottraggono risorse alle imprese oneste che chiudono per mancanza di domanda di beni. Un declino economico, sociale e morale che vede la complicità dei governi e il silenzio dei cittadini – una domanda: ma dove stavano le famiglie di Roccafluvione quando i nostri bar si sono riempiti di slot machine, quando ha aperto un sala giochi e una sala scommessa?
Un giorno, sdegnato di questo mercato che produce miliardi di utili ‘mangiando’ i poveri e i soli, decisi di non prendere più neanche un caffè nei locali che avevano slot e gratta-e-vinci. Da quel gesto di protesta civile, un anno e mezzo fa lanciammo Slotmob: premiare i bar virtuosi (che a loro spese hanno tolto le slot e i grattini), facendo colazione da loro in 200 o 300 persone; durante la coda per i caffè organizzare un torneo di biliardino e di ping-pong (quei giochi che da ragazzo si trovavano nei bar del paese), per dire no al gioco sbagliato e sì al gioco buono.
Oggi oltre 200 associazioni hanno aderito, oltre 70 città hanno organizzato uno Slotmob, e si è messo in moto anche un iter parlamentare per contrastare l’azzardo. Noi cittadini abbiamo un grande potere dal basso, se ci mettiamo insieme. Dobbiamo esercitarlo. Magari anche a Roccafluvione, magari anche subito.

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