Dalla Festa della Scuola al Lecca-lecca Day
- Anna Cecilia Poletti
- 16 giu 2015
- Tempo di lettura: 4 min
"Sopprimere quella manifestazione è stato un gesto fortemente diseducativo, come lo è qualsiasi gesto che anziché affrontare i problemi li elude... Oltretutto, dopo il naufragio del plesso unico, si rischia di dare l'immagine di un istituto unito solo nei numeri, debole nell'identità, pronto ad essere anche smembrato se la stessa logica dei numeri volesse favorire altre realtà."

Quest'anno la fine dell'anno scolastico è arrivata con una punta di amarezza dopo aver assistito a una "Festa della Scuola" in plessi separati per il nostro Istituto scolastico comprensivo. Anzi: ora è stata rinominata "Festa del progetto di istituto" o qualcosa di simile. Con un'appendice nell'ultimo giorno di scuola riservata, a Roccafluvione, alla distribuzione di lecca-lecca.
Peccato perché ormai la Festa della Scuola era diventata tradizione e caratteristica del nostro Istituto Scolastico. Tengo subito a precisare che le mie non sono osservazioni nel merito della qualità delle attività e dei lavori proposti dai bambini e ragazzi, seguiti come sempre da insegnanti preparati e impegnati. Il mio intento è piuttosto quello di sottolineare un obiettivo importante che si sta perdendo a livello di gestione dell'istituto.
La festa della scuola è nata a Roccafluvione come un'iniziativa comunale per il proprio plesso. Un momento di festa offerto ai bambini e ragazzi dall'amministrazione comunale. Non si prevedeva allora che coincidesse con le varie rappresentazioni di fine anno: quella fu una scelta concordata con la scuola stessa.
Nel corso del tempo, il dialogo costante tra dirigenti scolastici e amministrazioni locali portò la scuola stessa a chiedere che quel momento di festa fosse esteso a tutti i comuni per accrescere nei ragazzi il senso dell'identità di territorio. La festa costituiva solo il momento finale di un percorso che guidava i ragazzi e i bambini alla scoperta delle proprie radici e alla conoscenza delle caratteristiche di un territorio che può diventare risorsa per le nuove generazioni solo se è vissuto e conosciuto.
Il progetto di istituto, in questo senso, divenne così rilevante da diventare uno dei punti di forza attraverso cui di anno in anno si riorganizzava la rete scolastica. Così i Sindaci si esprimevano per giustificare la richiesta di mantenere invariato l'assetto dell'istituto (ogni anno infatti gli enti locali, di concerto con le dirigenze scolastiche, sono invitati ad esprimere il parere riguardo gli eventuali accorpamenti e, di volta in volta, si rischia lo smembramento per favorire nuovi accorpamenti): "Il territorio dei quattro comuni presenta omogeneità dal punto di vista sociale, culturale e delle tradizioni; la popolazione e in particolare i giovani sono coinvolti in varie attività comuni utilizzando le strutture presenti nei vari paesi.
È da mettere in evidenza il progetto d’Istituto denominato “Scopriamo il nostro territorio” che si propone di sviluppare e rafforzare l’identità personale e culturale connessa al proprio territorio e che prevede una giornata conclusiva, la “Festa della Scuola”, in cui gli alunni si ritrovano, tutti insieme, in uno dei quattro Comuni per fare manifestazioni e mettere in mostra i lavori effettuati nel corso dell’anno scolastico: il tutto per condividere il comune senso di appartenenza al territorio".
Inutile negare le difficoltà organizzative che gli enti hanno sostenuto nel corso degli anni, difficoltà tuttavia superabili, che di volta in volta sono state affrontate, la cui esistenza non giustifica la soppressione della manifestazione. Era una manifestazione utile a livello educativo? Sì, lo era: perché ogni cosa che preveda il superamento di difficoltà fa crescere (non solo gli studenti, ma anche i dirigenti, gli insegnanti, gli amministratori , i genitori), nelle capacità organizzative, nel rispetto delle regole, nella conoscenza reciproca, nel rispetto altrui e delle esigenze delle fasce più deboli (come ad esempio portatori di handicap molto gravi per le cui necessità fu necessario attrezzare dei bungalow o minoranze religiose, bambini con intolleranze alimentari per cui si rese necessario predisporre cibo adeguato), nell'adattamento a una situazione temporaneamente più scomoda rispetto alla quotidianità.
E' difficile tenere sotto controllo la situazione, certo, è molto più facile far sedere i bambini sulle seggioline, in fila, dentro le aule, con un giardino disegnato alle spalle, senza formiche che si arrampicano sulle gambe, a ricevere lecca-lecca.
Si dirà che la scuola è autonoma e decide cosa sia utile o no per gli studenti senza l'intromissione di sindaci, assessori o peggio ex assessori. Ma da insegnante che ha vissuto la festa della scuola dagli albori rivestendo nel corso degli anni il diverso ruolo di esperta esterna, di insegnante interna referente proprio di questo progetto per l'intero istituto, di volontaria e infine di amministratrice, mi sento tranquilla nell'affermare che sopprimere quella manifestazione è stato un gesto fortemente diseducativo, come lo è qualsiasi gesto che anziché affrontare i problemi li elude.
E stupisce che sia stato operato proprio da un'istituzione scolastica. Senza considerare poi che, a presentarsi a scadenze come la riunione per l'organizzazione della rete scolastica senza un progetto forte, veramente in comune e, oltretutto, dopo il naufragio del plesso unico, si rischia di dare l'immagine di un istituto unito solo nei numeri, debole nell'identità, pronto ad essere anche smembrato se la stessa logica dei numeri volesse favorire altre realtà.

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