Giunta Leoni-Ianni: Come sperperare 10.000 euro l'anno di denaro pubblico.
- Angelo Gabrielli
- 24 giu 2015
- Tempo di lettura: 7 min
Da una breve analisi di un regolamento emanato, emerge tutta l'incompetenza, il pressapochismo e l'inadeguatezza degli amministratori che ci governano. E' un caso isolato? Speriamo. Ma l'intolleranza alle critiche e le reazioni scomposte di qualche amministratore o tifoso della giunta, non lasciano ben sperare.

Che da Francesco Leoni non ci fosse da aspettarsi una grande progettualità per lo sviluppo del territorio che da un anno si è assunto il compito di amministrare, era, per molti, cosa prevedibile e nota. Si è messo sull'altro piatto della bilancia una lunga esperienza amministrativa nel settore bancario che potesse garantire, almeno, una oculata gestione dei pochi soldi che i bilanci comunali hanno di questi tempi a disposizione. Ma il modo in cui è stato affrontato l'onere che la nostra comunità deve assumersi, ogni anno, per il mantenimento di 12 cani randagi, catturati nel nostro territorio e, di conseguenza, ospitati in un canile a spese del bilancio comunale, dimostra che così non è.
Vediamo i fatti. Quando subito dopo l'insediamento, i nuovi amministratori ebbero modo di prendere visione di tutti i documenti contabili, ebbero la sorpresa di constatare che il comune spendeva per il loro mantenimento circa 12.000 euro l'anno, a cui andavano sommate le spese per eventuali cure da prestare ai soggetti che avessero dovuto ricorrere a cure veterinarie. Essendo venuto a conoscenza dell'iniziativa di alcuni comuni, anche limitrofi, di proporre l'adozione di questi cani ai propri cittadini in modo da sollevare le casse comunali da questo onere rilevante, proposi pubblicamente ai nostri nuovi amministratori di tentare anche noi questa strada.
Dopo alcuni mesi, in cui si verificò tra l'altro, la reale esistenza in vita di questi cani, con documentazione comprovante la loro cattura nel nostro territorio, la giunta presieduta da Leoni decise di percorrere due strade: la prima fu di trovare un canile che potesse ospitarli a un costo inferiore; la seconda di redigere un regolamento che ne permettesse l'adozione, in cambio di un contributo da spendere negli esercizi commerciali del territorio comunale.
Fu subito individuato un canile che permette, al momento, un risparmio di circa 2.000 euro l'anno, e fu redatto un regolamento, che, solo con estrema benevolenza, si può affermare essere stato fatto distrattamente, con un irresponsabile copia e incolla da altri regolamenti di altri comuni, senza valutarne appieno l'organicità e l'efficacia ai fini che ci si proponeva.
Nel regolamento si stabilisce di erogare a chiunque voglia adottare un randagio dal canile che li ospita, un contributo di 400 euro per i cani inferiori a un anno e 500 euro per i cani di età superiore, in due rate, la prima del 50% subito dopo l'adozione, la seconda, a saldo, dopo un anno, previa certificazione delle avvenute previste vaccinazioni e di una visita veterinaria attestante la buona salute dell'animale.
Ma andiamo con ordine. La decisione fu illustrata in una delle prime riunioni del mercoledì in cui il gruppo consiliare incontra la cittadinanza. Ero presente e fummo in diversi a evidenziare come la cifra di contributo proposta, inizialmente 400 euro, non fosse probabilmente sufficiente a lasciar prevedere una corsa alle adozioni dei randagi. Si trattava infatti di cani, in alcuni casi molto avanti con l'età, e comunque adulti, mentre in ogni canile municipale, chiunque, può adottare un cuccioletto, senza alcun vincolo o particolari responsabilità. E' del tutto evidente che si adotta con maggiore facilità un cucciolo di un cane avanti, anche di molto, con gli anni.
Feci personalmente notare che, se si fosse proposto di erogare la cifra che il comune spende in un solo anno per il mantenimento dell'animale, circa 1.000 euro, si sarebbero risparmiati, nell'arco dei 5 anni, una cifra prossima ai 50.000 euro e l'entità del contributo sarebbe stato tale da invogliare più persone ad assumersi la responsabilità dell'adozione del cane adulto.
Dai soli cittadini presenti in sala, poco più di una decina, compresi i consiglieri presenti, si constatò che per 1.000 euro a cane, sarebbe stato possibile adottarli rapidamente tutti. Uno dei presenti, ad esempio, dichiarò che, sarebbe stato disponibile ad adottarli tutti lui. Altre persone di mia conoscenza, sarebbero stati pronti ad adottarne un paio a testa. La cosa non deve stupire, visto che molti, nella nostra zona mantengono già, e nelle migliori condizioni, numerosi cani, o per la caccia o per la ricerca del tartufo e un paio in più, non aumenta di molto il loro impegno quotidiano.
Il sindaco, non senza precisare che lui sarebbe stato favorevole ad innalzare il contributo a 500 euro, mentre la maggioranza degli altri consiglieri era contrario, promise che ne avrebbero rivalutato l'entità in uno dei prossimi incontri del gruppo consiliare.
E venne il giorno, molte settimane dopo, in cui in consiglio comunale fu presentato il regolamento per l'adozione. Ci sono condizioni che evidenziano tutta l'incompetenza di chi ci ha lavorato, lo ha letto (si spera, ma ho elementi per dubitarne) e approvato.
La prima cosa che salta agli occhi recita che il contributo sarà erogato in “buoni spendibili per acquisto di cibo per cani ed altri articoli connessi al mantenimento del cane adottato”. Non si specifica dove. Può essere ovvio che i buoni dovessero essere spesi nel nostro territorio comunale, in modo da favorire le nostre piccole attività commerciali, ma nel regolamento non è precisato. Forse era prevista una seconda rata anche del regolamento? Di solito non si fa così. Evidentemente se ne sono dimenticati. Cose che capitano.
Dunque, cibo per cani. Se qualcuno avesse pensato di mantenere il cane dandogli da mangiare quello che mangiano in famiglia, o gli scarti delle macellazione dei piccoli allevamenti familiari che tanti hanno dalle nostre parti, non avrebbe modo di utilizzare il contributo, a meno di spendere 4 o 500 euro in articoli connessi al mantenimento dell'animale: magari un collare per pulci, una museruola, un cordino per portarlo a spasso, o lo shampoo e il pettine per la toeletta.
Ma non basta. Non è previsto di spenderli nemmeno per pagarsi la benzina per andarli a prendere a Corridonia in provincia di Macerata. Nel regolamento infatti non si precisa la modalità di consegna dell'animale. Il cittadino deve comprovare l'avvenuta consegna da parte del canile, l'iscrizione all'anagrafe canina e solo dopo poter richiedere il contributo. La benzina dunque per i circa 200 km del viaggio di andata e ritorno da Corridonia, ce la dovrà mettere di tasca sua.
Tutto qui? Ma neanche per sogno!
Ci sono cani di età inferiore a un anno, quindi avranno bisogno per un paio di anni ancora delle previste vaccinazioni. Ebbene, nel regolamento non si prevede che il contributo possa essere speso per questa necessità. E non è tutto. Anche la prevista certificazione veterinaria, richiesta per l'erogazione della seconda rata del contributo, non può essere pagata con il contributo stesso.
Qualcuno potrebbe obiettare: i soldi escono dallo stesso portafoglio, quindi che uno spenda il contributo in shampoo, museruola, collare antiparassitario, scatolette o mangime per cani, o per il veterinario cambia poco! Ma se io nutrissi il mio cane con le cose che cucino per me, come li dovrei spendere quei buoni?
Alcuni passi del regolamento suscitano più ilarità che sconcerto: ad esempio si precisa che chiunque adotterà un animale dovrà dichiarare il consenso a farlo visionare, anche senza preavviso,“agli organi di controllo e alle associazioni di volontariato animaliste”. Le associazioni di volontariato animaliste?? E perché mai? Non basta la ASL?? Basterebbe sicuramente a tutti, ma non ai nostri amministratori. Considerato il rapporto che generalmente intercorre tra queste associazioni e i cacciatori c'è da sospettare che questa regola voglia addirittura disincentivare l'adozione da parte di questa categoria, quella cioè che avrebbe più probabilità di farlo. Ho un tremendo sospetto su chi potrebbe aver suggerito una simile norma ma me lo tengo per me, tanto non ce lo direbbero mai.
Ora è legittima una domanda: per quale misteriosa ragione una qualsiasi famiglia dovrebbe adottare un cane adulto il cui mantenimento è a carico al momento di tutta la collettività, se non per fare un favore personale, o familiare, alla giunta che ci amministra (male)? Infatti qual'è il risultato? Cani adottati: ZERO. Spese a carico della comunità annua, considerata la riduzione del costo del mantenimento che hanno ottenuto cambiando canile, circa 10.000 euro annui, fatte salve le spese per la cura dei cani che si ammalano, perchè quelle sono imprevedibili.
Sembrerebbe che la giunta comunale abbia previsto che, a queste condizioni, di cani randagi ne avrebbero affidati ben pochi. Specifica, infatti, il regolamento, che “si demanda alla Giunta Comunale di predisporre, con apposita delibera ,l’eventuale modifica dell’importo del contributo da erogare per l’adozione dei cani”. E questo che significa? Che se qualcuno avesse adottato un cane per 400 euro, ed il comune, constatato che gliene sono rimasti altri 11 sul groppone, decidesse di portare il contributo per i rimanenti a 1.000 euro, con cui sa già di poterli affidare tutti, il primo volenteroso sarebbe penalizzato? O, se qualora si prevedesse di innalzarlo, anche chi lo ha già adottato, otterrebbe una integrazione pur avendo già accettato di adottarlo per una cifra inferiore? E, se così si fosse pensato, non sarebbe stato necessario precisarlo nel regolamento?
Ma la domanda più importante è: non hanno pensato che essendoci la possibilità di ottenere un contributo molto maggiore successivamente, nessuno “dotato di sale in zucca”, secondo una classificazione cara a certi scribi del comune, sarebbe stato incentivato ad adottare i randagi, mentre il comune avrebbe continuato a spendere le somme citate per il loro mantenimento in canile?
Questo è un esempio illuminante di come ci stanno amministrando. Ho evidenziato tutti questi rilievi ai nostri amministratori, pubblicamente sui social network frequentati da qualcuno di loro, e, personalmente, ad alcuni amministratori e consiglieri. A cosa servono dunque gli incontri del terzo mercoledì del mese se anche le osservazioni più elementari non sono tenute in alcun conto, dopo che abbiamo già rilevato i modi scomposti, arroganti,e talvolta insultanti, con cui qualche scriba reclutato di passaggio, qualche amministratore, e diversi sostenitori a prescindere, usano confrontarsi con chi esercita la propria critica a certi provvedimenti di chi governa o alla serie innumerevoli di ritardi con cui si applicano pigramente alla realizzazione del loro programma elettorale?
Ma soprattutto: cosa aspettate a liberare la comunità di Roccafluvione dell'onere di 10.000 euro di spesa che in questo modo risultano, semplicemente, buttati nel cesso?
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