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Osoli. La festa è nell'antico cimitero degli appestati

  • Angelo Gabrielli
  • 12 ago 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

Danielel Bucci propone, a Osoli di Roccafluvione, l'antica festa patronale come recupero della memoria e delle testimonianze nei luoghi che tramandano l'eredità del nostro passato.

Sulla collina più alta del crinale dove sorge Osoli di Roccafluvione, oggi non resta che una minuscola cappella, ricostruita sulle rovine dell'allora chiesa parrocchiale di San Giovanni, andata in rovina due secoli fa, dopo l'abbandono dei monaci benedettini che ne avevano fatto uno dei luoghi di preghiera disseminati nei dintorni del grande monastero di Pescolla, anch'esso abbandonato e rapidamente caduto in rovina, in seguito all'assedio dei briganti nella prima metà dell'ottocento. Oggi, di queste antiche costruzioni non rimane traccia, le pietre furono infatti utilizzate nei decenni successivi per edificare le nuove abitazioni sorte nelle frazioni circostanti.

Nella metà del quattordicesimo secolo, quando alcune navi genovesi provienti dalla Crimea approdarono a Messina con l'equipaggio infetto dal morbo della peste che si propagò rapidamente in tutta la penisola, decimandone la popolazione, anche gli abitanti intorno al castello di Osoli pagarono il loro tributo all'epidemia contando cetinaia e centinaia di morti.

Il terrore di contrarre il morbo, data l'estrema facilità della propagazione, provocò enormi sconvolgimenti economici. Le attività furono paralizzate per il timore di incontrare persone potenzialmente infette e i raccolti agricoli vennero abbandonati nella convinzione di una imminente fine del mondo. Enormi mutamenti avvenirono anche nei rapporti sociali: i familiari di quanti presentavano i primi segni dell'infezione, pustole sanguinolente, febbre alta, difficoltà respiratorie, abbandonavano i malati al loro destino e lasciavano le loro case per timore del contagio e i malati, fossero figli o genitori, lasciati tragicamente a morire. Non infrequentemente anche gli stessi amministratori del culto si rifiutavano di prestare l'estrema unzione ai moribondi. Le strade erano piene di cadaveri che venivano raccolti e sepolti in fosse comuni. Quella di Osoli fu scavata nel piazzale dell'attuale cappella di San Giovanni.

Daniele Bucci, un giovane imprenditore originario di Osoli, che si è impegnato negli ultimi anni a rivitalizzare le tradizioni del paese, ha portato anche qui la festa del patrono, che avrà inizio, sabato 22 agosto, proprio con una passeggiata dalla attuale chiesa parrocchiale alla collina dove si trova la minuscola chiesa ricostruita dedicata a San Giovanni Battista, dove alle 11 sarà celebrata la messa e dove il comitato organizzatore dei festeggiamenti offrirà un pranzo al sacco.

Per chi non è mai stato sulla magnifica collinetta da cui è possibile scorgere un vasto paesaggio montano che va dai Monti Sibillini al Gran Sasso è un'occasione per una breve e gradevole escursione. Considerata anche la passione di Daniele per la buona cucina, non è escluso che dal pranzetto, per quanto frugale, ci si possa attendere qualche leccornia locale. Unico particolare da non trascurare è avvisare della partecipazione per predisporre le vivande, anche con un semplice messaggio sulla pagina facebook del comitato promotore.

Infine, può essere utile sapere che una antica leggenda locale, narra dell'esistenza di un tesoro, costituito dalle cospicue donazione dei fedeli al santo che, si è creduto, dispensasse nei secoli trascorsi, particolari indulgenze. Questo sarebbe custodito, sotto l'altare maggiore dell'antica chiesa, e, unico indizio fornito dal racconto popolare, vi si accederebbe attraverso un cunicolo scavato nella roccia.

 
 
 

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